Robert Walser, Jakob von Gunten, Adelphi, Milano 2007, p. 47
Peter non impara assolutamente niente, anche se ne avrebbe bisogno a un punto così grottesco; è chiaro che è entrato nell'Istituto Benjamenta solo per farvi sfoggio delle sue prelibate stupidaggini. Forse vi diventerà abbondantemente ancora più stupido di quanto non fosse; e perché, del resto, dovrebbe essere impedito alla sua stupidaggine di espandersi? Io, per esempio, sono convinto che Peter, nella vita, riporterà un successo addirittura scandaloso, e, strano a dirsi, glielo concedo. E vado anche più lontano. Ho la sensazione - una sensazione molto consolante, pungente e piacevole - che in futuro mi toccherà in sorte un padrone, un sovrano e signore come potrà essere Peter : perché gli stupidi del suo tipo sono creati per farsi avanti, per salire, per la vita agiata e per il comando, mentre quelli in certo senso intelligenti, come me, devono lasciare che il buon impulso che è in loro fiorisca e si afflosci al servizio degli altri. Io, io sarò qualcosa di molto umile, di molto piccolo. Il sentimento che mi assicura di questo ha la natura di un intangibile fatto compiuto. Dio mio, e con tutto ciò ho ancora tanto, tanto coraggio di vivere? Spesso mi faccio un po' paura, ma non per molto tempo. No, no, hi fiducia in me. Ma non è una cosa davvero buffa?